Vendite massicce sul reddito fisso: i rendimenti accelerano al rialzo. Le Borse Europee e Usa fiutano una soluzione del conflitto in Ucraina. Il nuovo lock-down a Pechino peggiora lo scenario di crescita cinese. Scendono dai picchi recenti i prezzi di petrolio e gas naturale.
I mercati azionari credono nella soluzione diplomatica del conflitto in Ucraina, dopo che il Presidente Zelensky ha messo sul piatto “la neutralità del suo Paese” e l’implicita rinuncia all’adesione alla Nato (North Atlantic Treaty Organization).
Con questa proposta l’Ucraina vuole rimuovere l’ipotesi temuta da Mosca di rappresentare una minaccia militare per la Russia, sia autonoma che in virtu’ di alleanze strategiche, e favorire il buon esito della nuova tornata di colloqui in persona per il cessate il fuoco che iniziano stamane, 29 marzo, in Turchia.
A fine seduta ieri, 28 marzo, i listini europei hanno chiuso in moderato rialzo: Milano +0,63%, Francoforte +0,79%, Parigi +0,54% mentre Londra ha perso -0,17%.
Clima di ottimismo anche a Wall Street, dove il Nasdaq ha chiuso in rialzo del +1,3% portando a +14% il rimbalzo dai minimi del 14 marzo, e lo S&P500 del +0,7%. Insomma, i maggiori mercati azionari hanno interamente recuperato le perdite registrate dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, fatto non pienamente giustificabile su basi fondamentali dato lo scenario macro perturbato.
Oggi, 29 marzo, oltre all’attesa di notizie dal fronte di guerra e sui negoziati in Turchia, osserviamo con preoccupazione il nuovo drastico lock-down deciso dalle autorita cinesi a Pechino, il calo del prezzo del petrolio figlio di una prospettiva di rallentamento economico globale, a cominciare proprio dalla Cina, e la rapida deriva rialzista dei rendimenti sul mercato obbligazionario.
Soprattutto a partire da domani, 30 marzo, valuteremo la pubblicazione di numerosi cruciali dati macroeconomici, tra i quali, negli Usa, quelli sull'occupazione, sull'inflazione, e sui consumi privati. Rilevanti anche i risultati dell’indagine condotta presso i direttori degli uffici acquisti (Ism manifatturiero) e quella sull'occupazione nel settore privato (ADP).
Sul mercato obbligazionario i rendimenti negativi stanno scomparendo, come risultato di una normalizzazione (o svolta restrittiva) delle politiche monetarie, e della sgradita persistenza di un’inflazione troppo alta che rende inaccettabili rendimenti nominali negativi (...figuriamoci quelli reali). Anche l’inclinazione delle curve dei rendimenti, almeno sino a 5 anni, torna ad assumere una ripidita’ consueta.
I titoli Governativi sono sotto un’evidente pressione venditrice che spinge al rialzo i rendimenti, ma causa cali significativi dei prezzi, che faranno di marzo il peggior trimestre da molti anni. Il rendimento del Treasury Usa 10 anni sfiora +2,51%., quello del Bund tedesco a 10 anni +0,64% e quello dell’omologo BTP italiano +2,16%, con lo spread stabile appena sopra 150 bps: rendimento del BTP cinque anni” a +1,15%.
La curva dei rendimenti dei Governativi Usa vede ora un picco appena sopra + 2,6% attorno alla scadenza 3 anni, dopo la quale si inverte e scende, alimentando timori di recessione, benche’ la Federal Reserve si sia affrettata a dire che storicamente la forma inconsueta della curva 2-10 anni e’ stata un mediocre previsore della recessione.
Come informazione sintetica del cattivo andamento del comparto obbligazionario osserviamo che la performance dell’indice Bloomberg Barclays Aggregate, da inizio anno, e’ negativa del -6,3%.
Il prezzo del petrolio e’ ancora in discesa oggi, 29 marzo, guidato dal timore che la nuova ondata di Covid in Cina affligga la domanda di greggio: il WTI (West Texas Intermediate) quota oggi, 29 marzo, 105,7 Dollari/barile, -0,4% rispetto a ieri, quando aveva perso oltre il -6%.
L’accordo tra Stati Uniti ed Europa per un aumento delle forniture di gas naturale via mare, fa scendere del -5% il suo prezzo a 96 Euro/MWh sulla trading venue olandese TTF (ore 10.00 CET).
Moderatamente positivo, stamane, 29 marzo, il fronte delle borse asiatiche: Nikkei giapponese +1,1%, sospinto dalla auspicata debolezza dello Yen, che scambia al minimo degli ultimi 6 anni, a 124,1 contro Dollaro.
L’Hang Seng di Hong-Kong ha segnato +0,5%, l’Hang Seng Tech +0,9%, dopo il +2,7% di ieri: CSI 300 di Shanghai&Shenzen -0,4%, mentre continua a crescere il numero delle societa’ immobiliari che comunicano il rinvio della pubblicazione del bilancio. Kospi coreano -0,2%, Sensex indiano +0,5%.
Sul mercato valutario, a parte la debolezza dello Yen giapponese, osserviamo il Dollaro Usa in ulteriore rafforzamento contro le principali valute internazionali: il Dollar Index e’ tornato in area 99, dopo qualche settimana di incertezza: evidentemente la prolugata fase di risalita dei rendimenti sui Governativi Usa attrae crescenti capitali stranieri: basti pensare che la scadenza a 2 anni paga quasi +2,4%.
Il prezzo del Bitcoin ha completamente recuperato le perdite di inizio anno superando 47.500 Dollari, +0,8% (ore 12.00 CET). Anche Ehtereum, col +2,6% di oggi torna sopra 3.420 Dollari, ai livellli di metà gennaio.
Il listini azionari europei salgono con inaspettata baldanza a fine mattinata, con progressi medi del +2,1% (ore 12.00 CET) fiduciosi che dai colloqui tra Russia e Ucraina in corso ad Istanbul emergano prospettive di pace. Futures Usa frazionalmente positivi.
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