Settimana di mosse sui tassi di FED, ECB, BOE e BOJ. Watch-out! Petrolio ai minimi dell’anno a 70 Dollari/barile (WTI). Incertezza cinese e strette monetarie pesano sulle Borse, di nuovo apatiche. Cruciale dato, domani, sui prezzi al consumo (CPI) di novembre in Usa.
Venerdi’ 9 i listini azionari europei hanno chiuso debolmente, sovvertendo l’apertura in lieve rialzo nella mattinata. Madrid e’ stata la peggiore, con -0,8%, Londra e Parigi -0,2%, Milano ha perso -0,1%. Anche Wall Street, dopo un avvio positivo, manca il rimbalzo chiudendo “in rosso” anche la quinta seduta consecutiva e la peggior settimana da settembre: Dow Jones -0,90%, S&P500 e Nasdaq -0,70%.
Il listino “tecnologico” Usa e’ nuovamente sceso, dopo che il dato sui prezzi alla produzione in calo, ma meno di quanto sperato, ha suffragato l’ipotesi di un'inflazione che potrebbe permanare alta ancora a lungo: resta viva l’attesa per il dato sui prezzi al consumo Usa di martedi’ 13, poiche’ e’ anche su questo che si basera’ la mossa sui tassi della banca centrale (Federal Reserve-FED), mercoledi’ 14.
Verso la fine della passata settimana, l'allentamento di alcune restrizioni anti-Covid in Cina e Hong Kong hanno trasmesso un po’ ottimismo ai mercati: il quadro economico globale si gioverebbe molto di un’economia cinese che, liberata dalle restrizioni imposte dalla drastica politica Covid-zero, tornasse a crescere a ritmi vicini al suo potenziale, stimato tra il +5-6%.
Gli indici anticipatori compositi Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) segnalano un elevato rischio di recessione ed alta e persistente inflazione nella maggioranza delle principali economie globali. Questi rischi sono alimentati dall'inflazione elevata e dal correlato aumento dei tassi di interesse ufficiali.
In questo contesto si giustifica la spasmodica attesa delle decisioni che ECB (Banca Centrale Europea) e Federal Reserve prenderanno nelle riunioni di questa settimana. Sul fonte americano la speranza e’ che la banca centrale cominci a rallentare il ritmo della stretta monetaria, orientandosi ad un rialzo di 50 bps, dopo 4 aumenti consecutivi da 75 bps.
Di rilievo, sul tema tassi e inflazione, l’opinione espressa dall’ex Chairman della FED ed oggi Segretaria al Tesoro Usa Janet Yellen in un’intervista al canale televisivo CBS: "Credo che entro la fine del prossimo anno vedremo un'inflazione molto più bassa, salvo schock imprevisti, sebbene permanga un rischio di recessione".
Le ha fatto eco il Presidente dell’ECB Christine Lagarde, intervenuta alla 6’ conferenza annuale dell'European Systemic Risk Board. "La politica monetaria (europea) si sta adeguando per garantire che l'inflazione elevata non si consolidi e che ritorni al 2% nel medio termine”.
Giovedì 15 si riunisce l’ECB: il mercato si aspetta un aumento di mezzo punto percentuale dei tassi di riferimento, ma anche stime aggiornate sulla crescita e sull'inflazione e le prime indicazioni sulla futura riduzione del bilancio della banca centrale, un processo noto anche come “Quantitative Tightening”. Nello stesso giorno si riunisce la Banca d'Inghilterra: per entrambe e’ atteso un rialzo di +50 bps.
Negli Usa non smette di stupire il mercato del lavoro, che continua ad essere molto robusto: le richieste di sussidi disoccupazione della scorsa settimana sono leggermente salite, +4 mila a 230, ma in linea con le stime degli analisti.
I prezzi alla produzione Usa, saliti +7,4% annuale in novembre, rallentano rispetto al +8,0% di ottobre, ma “mancano” il +7,2% sperato dagli analisti, mentre il dato «core” e’ risultato +6,2% verso attese di +5,9%.
L’indice di fiducia dei consumatori calcolato dall'università del Michigan e’ salito a 59,1, battendo le attese di 57, mentre nella settimana appena iniziata avremo i dati sulle vendite al dettaglio, gli indici PMI (Purchasing managers index) manifatturieri e dei servizi, la produzione industriale e il Philadelphia Fed Manufacturing Index di novembre. Occhi ben aperti!
Tornando in Europa, l'economia britannica a ottobre ha registrato un rialzo del +0,5% mensile (stime di +0,4%), dopo il calo del mese precedente in parte dovuto al giorno festivo straordinario per i funerali della Regina Elisabetta. Su base annua il GDP (prodotto interno lordo) è aumentato +1,5% (vs stime di +1,4%).
Il tetto al prezzo del metano sara’ al centro delle discussioni degli ambasciatori, oggi, e dei Ministri europei, domani. Intanto il prezzo del metano ha aperto in calo stamane, 12 dicembre: sul TTF di Amsterdam, hub di riferimento europeo, scende del -4,5% a 133 Euro/megawattora (ore 11.00 CET). Perdura la debolezza del petrolio: stamane WTI (West Texas Intermediate) -0,7% a 70,4 /barile, minimo 2022.
Inizio incerto della nuova settimana per le Borse dell’Asia-Pacifico: Tokyo (Nikkei) -0,21%, Hang Seng di Hong Kong -2,25%, CSI300 cinese -1,12%, Kospi coreano -0,67%
Sul mercato obbligazionario, osserviamo un leggero ampliamento dello spread di rendiemento tra BTP decennale italiano ed omologo Bund tedesco a 190 bps. Il rendimento del Treasury Usa decennale sfiora +3,56%, restando vicino ai minimi da settembre, col differenziale tra 2 e 10 anni di 78 bps a favore della scadenza breve!!
Pochi brividi sul fronte valutario: l’Euro quota 1,052 vs Dollaro (1,537 venerdì 9) e 143,9 Yen (143,7). Borse europee e futures Usa senza direzione alle 13.30 CET.
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