WisdomTree - Tactical Daily Update - 02.12.2021

Petrolio oltre il -20% sotto i massimi in attesa delle decisioni di Opec+.
Variante Omicron e alta inflazione pesano sulle Borse globali.
Ocse rivede al ribasso stime globali 2021/2022, al rialzo quelle per l’Italia.
Indici PMI indicano ancora espansione per la manufattura europea.




L’ottimismo delle Borse europee di ieri, 1’ dicembre, e’ stato effimero e “ribaltato” dall’andamento negativo della seduta odierna. Difficile ritrovare ottimismo quando prevale un mix di preoccupazioni dovute al diffondersi della variante Omicron e del suo potenziale impatto sulla crescita economica, alla possibile accelerazione restrittiva da parte delle Banche centrali e all’inflazione troppo alta in tutte le aree del Globo.

E’ innegabile che una nuova fase di lock-down, ancorche’ selettiva, impatterebbe negativamente sulla prospettiva economica globale, ma ieri diversi produttori hanno espresso fiducia sulla capacità di adattamento e parziale ri-formulazioni in tempi brevi tempi dei loro attuali vaccini.

Detto questo, non si puo’ ignorare il tentativo di energico rimbalzo di ieri, che quanto meno indica la prontezza con cui il denaro e’ pronto a tornare sulle asset class piu’ rischiose appena la prospettiva si rasserena. Il Cac40 parigino ha guadagnato +2,4% il Dax tedesco +2,5%, il Ftse100 britannico +1,5%, e il FtseMib italiano +2,2%.

Wall Street ha vissuto una seduta a 2 fasi: all’ottimismo delle prime ore di scambi e’ presto seguita la voglia di vendere, senza grandi distinzioni di temi: il Dow Jones ha perso -1,3%, il Nasdaq -1,8%, lo S&P500 -1,2%.

L’inflazione e’ ”qui per restare” e sia in Europa che negli Stati Uniti i vertici delle Banche centrali non possono piu’ sottovalutare il problema: il Chairman della Fed, Jerome Powell ha, alla fine, riconosciuto che non si puo’ piu’ parlare di un fenomeno "temporaneo" e non esclude la possibilità di accelerare il tapering, ovvero gli acquisti emergenziali di bond sul mercato.

Il Segretario al Tesoro Usa Janet Yellen ha affermato che i rischi d’inflazione "sono al rialzo” e chiaramente innescati dall’esuberante ripresa della domanda di beni e servizi “post pandemia”.

Il principale “imputato” per l’inflazione al rialzo, cioe’ il prezzo del petrolio, conferma la fase di calo, quasi -20% in novembre, suffragando da un lato uno scenario di rientro dell’inflazione rispetto ai picchi attuali, ma anche le diffuse preoccupazioni di un rallentamento della ripresa economica.

Stamane, 2 dicembre, il Wti (West Texas Intermediate) sale del +1,1% a 66,3 Dollari/barile, nel giorno in cui l’Opec+ (Cartello dei maggiori esportatori) si riunisce per decidere eventuali ridimensionamenti del piano di aumento della produzione, attualmente fissato in 400 mila barili/giorno addizionali al mese.

Nel frattempo sono passati inosservati i dati delle scorte settimanali di petrolio negli Stati Uniti, che registrano una contrazione di 909 mila barili, contro stime di -1,2 milioni.

La pubblicazione degli indici Pmi manufatturieri europei (Sondaggio ai direttori degli uffici acquisti delle grandi aziende), relativi a novembre, continua ad indicare una fase di robusta espansione: spicca il dato italiano, che proseguendo una corsa al rialzo che dura da 17 mesi, ha raggiunto il nuovo record storico di 62,8.

Nell'Eurozona, l'indice PMI manifatturiero segna 58.4 puntii, in lieve rialzo da 58.3 di ottobre, scende leggermente in Spagna a 57,1 punti da 57,4 di ottobre e migliora in Francia a 55,9 punti, da 53,6. Cala, ma meno del previsto in Germania: 57,4 punti, da 57,8 punti di ottobre.

La stessa indagine negli Stati Uniti, rivela un PMI manufatturiero ancora espansivo di 58.3 punti, appena sotto al 58,4 di ottobre. Interessante notare che l’indice manifatturiero ISM, misurato sul versante dei “fornitori” (Institute for Supply management) a Novembre è salito marginalmente, confermando livelli storicamente elevati soprattutto alle voci ordini, occupazione e “prezzi pagati” dalle imprese.

Chissa’ se l’iperbolico livello di 85,5 (da 82,4 di ottobre) potremo un giorno ricordarlo come il “picco massimo”? C’e’ da sperarlo.

Molta meno “euforia” in Asia, dove il dato Pmi manifatturiero cinese Caixin-Markit e’ calato a 49,9 punti, mancando le attese di 50,5, scendendo, seppure di un soffio, in area di contrazione.

L'Ocse (Organisation for Economic Co-operation and Development) ha aggiornato le stime per la crescita globale, ridimensionandole a +5,6% da +5,7% per il 2021, mentre ha rivisto leggermente al rialzo quelle per l’Italia, Pil +6,3% nel 2021 e +4,6% nel 2022. OCSE prevede anche che l'inflazione nell’Euro-Zona potrebbe tornare sotto il +2% solo nel 2023.

Circa l’origine dell’inflazione, gli economisti Ocse rimarcano come la ripresa nel 2021 sia stata molto più forte del previsto, generando numerosi dannosi squilibri sulla struttura distributiva e sui prezzi delle materie prime, fenomeno che lento a riassorbirsi.

Questa mattina, 2 dicembre, prevale il “segno meno” nelle chiusure asiatiche e negli indici europei, con perdite oltre -1%. Leggermente positivi, in media +0,5%. i futures su Wall Street.

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