Nuova impennata di Wall Street

L'andamento positivo delle azioni statunitensi, evidenziatosi anche ieri con nuovi record storici per il Nasdaq e quasi record per l’S&P 500, riflette un mix di fattori macroeconomici e specifici. L'inflazione al 2,7%, in linea con le attese, ha rassicurato i mercati, dissipando i timori di pressioni inflazionistiche più forti che avrebbero potuto spingere la Fed a mantenere una politica restrittiva.

Questa stabilità dell’indice dei prezzi al consumo ha consolidato le aspettative di un taglio di 25 punti base nella prossima riunione della Fed, sostenendo il sentiment degli investitori e favorendo i titoli sensibili ai tassi di interesse. L’S&P 500 è salito dell'1%, avvicinandosi ai massimi storici, grazie alla ripresa generalizzata e alla forza del settore tecnologico. Anche il Nasdaq ha registrato un guadagno significativo (+1,75%), toccando nuovi record, trainato dalle aspettative di tassi più bassi.

D’altro canto, il Dow Jones ha sottoperformato, rimanendo vicino alla parità, a causa del crollo delle azioni di UnitedHealth. Tra gli altri titoli, Tesla (+3,6%) prosegue nella sua corsa, con un aumento di quasi il 70% dall’inizio del periodo elettorale, spinta dalle prospettive di deregulation e dall'ottimismo per la transizione energetica.

Meta (+5,3%) ha beneficiato di aspettative di maggiore spesa pubblicitaria e di rendimenti obbligazionari più bassi. Nvidia (+2,6%) mantiene la leadership nel settore dei semiconduttori e il mercato rimane ottimista sullo sviluppo tecnologico, in particolare nell'IA. Le note negative arrivano da UnitedHealth (-5%), che ha subito un calo marcato a seguito dell'incertezza legata all'omicidio del CEO, che fa emergere preoccupazioni sulla stabilità operativa della compagnia.

VALUTE E LA BCE

Il dollaro è ancora forte, anche se non in modo generalizzato, ma solo su alcune valute, quali JPY, CNH, EUR, e in parte le oceaniche, mentre contro sterlina e CAD, il biglietto verde è rimasto stabile. Ieri mattina sono uscite dichiarazioni da parte del Governo/Banca Centrale cinese, che starebbero valutando di consentire la discesa dello yuan per contrastare i dazi USA. La risposta USA, tramite il Segretario al Tesoro Yellen, non si è fatta attendere, ed ha riguardato una eventuale risposta forte e decisa nel caso di manipolazione valutaria.

Il biglietto verde ha schiacciato anche lo JPY dopo che la BoJ ha dichiarato che la svalutazione dello JPY non sta causando un ulteriore rialzo dell’inflazione, anche se è intorno al 2,3%. Siamo tornati in area 152,60 e non possiamo escludere ritorni eventuali verso 156,80, massimo di metà novembre. EUR/USD non lontano da 1,0460 e oggi c’è la BCE, attesa al taglio probabile di 25 punti base.

Ci aspettiamo il classico "sell on rumors and buy on news" con possibili correzioni al rialzo della moneta unica dopo la decisione, a patto che Lagarde non si dimostri talmente dovish da rendere possibile il ritorno alla parità con il dollaro. Tutto è possibile.

Il franco svizzero è stabile ma stamani c’è la SNB e qualche ribasso temporaneo potremmo anche aspettarcelo, in area 0,9330-40. Le valute oceaniche sono ancora deboli, ma con tentativi di recupero nel breve termine. USD/CAD stabile a 1,4160 dopo che la BoC ha tagliato di 50 punti base al 3,25%, ma senza rimanere eccessivamente accomodante per il prossimo futuro.

snapshot

CPI USA

Il tasso di inflazione annuale negli Stati Uniti è aumentato per il secondo mese consecutivo al 2,7% a novembre 2024 dal 2,6% di ottobre, in linea con le aspettative. I costi energetici sono diminuiti meno del previsto, principalmente a causa della benzina e dell'olio combustibile, mentre i prezzi del gas naturale sono aumentati dell'1,8%, rispetto al 2%. Inoltre, l'inflazione è cresciuta per i prodotti alimentari mentre è scesa nel settore automobilistico.

Su base mensile, l'indice dei prezzi al consumo (CPI) è aumentato dello 0,3%, il massimo da aprile, leggermente al di sopra dello 0,2% di ottobre, e in linea con le previsioni. Infine, l'indice dei prezzi al consumo core è aumentato del 3,3% nell'anno e dello 0,3% nel mese, lo stesso di ottobre e in linea con le previsioni.

BOC TAGLIA DI 50 PUNTI BASE

La Banca del Canada ha tagliato il suo tasso di interesse chiave di 50 punti base per la seconda volta consecutiva, nella riunione di dicembre, come previsto dai mercati. Si è trattato di tre ribassi da 25 punti base e due da 50 per un totale di 175 punti base di tagli cumulativi dei tassi, a partire dal picco del 5% di questo ciclo.

Tuttavia, nello statement si legge che non ci saranno tagli dei tassi così continuativi e aggressivi nel 2025, mentre è stata tolta dallo statement la dichiarazione secondo cui i costi di prestito dovrebbero essere abbassati se lo scenario attuale persiste.

Il brusco taglio del tasso di interesse ha seguito i dati che mostravano che il PIL canadese è cresciuto di un 1% annualizzato nel terzo trimestre, al di sotto delle proiezioni della banca centrale, e la crescita nel quarto trimestre pone il rischio di mancare anche le previsioni. Tuttavia, altri dati hanno indicato che la spesa dei consumatori è superiore alle aspettative.

Infine, la BoC ha osservato che si prevede che l'inflazione rimarrà vicina all'obiettivo del 2% nei prossimi due anni, ma i potenziali dazi della prossima amministrazione presidenziale degli Stati Uniti potrebbero creare incertezza sulla crescita dei prezzi.

Buona giornata.

Saverio Berlinzani




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