WisdomTree Tactical Update - 13.05.2021

Qualche riflessione sui primi mesi del 2021 e sulla prospettiva per il resto dell’anno.

La tendenza alla risalita dei rendimenti sui titoli governativi ed obbligazionari sta diventanto il dilemma principale degli investitori in questi primi mesi del 2021. A fare da sfondo a tale movimento al rialzo ci sono le performance largamente positive di tutti gli investimenti a rischio, a cominciare dalle azioni. A fornire supporto al rilazo dei tassi vi e’ la consolidata speranza di una robusta ripresa economica post Covid-19, a sua volta avvalorata dall’azione espansiva senza precedenti da parte di Banche Centrali (politica monetaria utra espansiva) e Governi (politica fiscale di generoso e prolungato sussidio).
L’accelerazione delle campagne vaccinali e le iniziative dei vari Governi di progressivo re-opening di quelle attivita’ sino ad oggi fortemente penalizzate dalle misure di contenimento, suffragano una visione positiva degli investitori, siano essi professionali o privati, e favoriscono una propensione al rischio molto piu’ alta che in passato, stante anche l’assoluta mancanza di rendimenti sul fronte obbligazionario. Si tratta di un approccio razionale e pratico, che si traduce in uno spostamento di baricentro degli investimenti verso l’equity in una misura che, specie in Europa, non ha precedenti.
Al crescere della performance accumulata nell’ultimo anno, cioe’ successivamente al crollo di marzo/aprile 2020, e’ naturale che gli operatori si interroghino sul rischio di inflazione, di impennata dei tassi ufficiali e di mercato, sull’inizio del tapering da parte delle Banche centrali, e che incappino in qualche seduta improntata al pessimismo, come quella di martedi’ 11 maggio o di oggi, 13 maggio. Ma, spesso, anche nel passato recente, come nel 2019 e nel 2013, tali fasi di stallo e di inclinazione a monetizzare i rialzi si sono poi trasformati in rialzi ulteriori sul finire dell’anno.
Non vi e’ fondamento scientifico nell’ispirarsi a tali paragoni storici, e per il momento ci accontentiamo del fatto che, sul versante macroeconomico, tutti gli indicatori confermino uno stato di grazia dell’economia Usa e di vigilia di una forte ripresa in Europa.
Che questa crescita esuberante porti con se’, in automatico, una forte accelerazione dell’inflazione, non e’ di per se’ garantito, visto la radicale evoluzione dei processi distributivi e dei servizi. E’ invece molto evidente che esiste un fenomeno inflattivo sui prezzi alla produzione, a sua volta figlio di una corsa al rialzo dei prezzi delle materie prime. Il tema e’ alquanto sentito, poiche’ alla inattesa dinamica rialzista dei prezzi all’origine, si e’ aggiunta una evidente difficolta’ di approvvigionamenti nei tempi, nei modi, e nelle quantita’ desiderate, con ricadute negative sulla produttivita’ e sulla competitivita’ di molte imprese. Il caso della scarsita’ di semiconduttori e delle difficolta’ causate all’industria automobilistica e’ emblematico.
Peraltro, l’inflazione (CPI- Consumer price index), vicina al 2%, e’ da anni uno dei principali obiettivi sia della Fed che della ECB. Anzitutto perche’ sarebbe l’espressione di una crescita sana e virtuosa dell’economia e della crescente capacita’ e qualita’ della spesa delle famiglie e delle imprese, ed in secondo luogo perche’ le banche centrali puntano ad uscire da questa sgradevole e prolungata situazione di tassi a 0. Tornare ad una struttura di tassi di interesse ufficiali agganciata all’inflazione e con una ripidita’ convenzionale restituirebbe alle banche centrali la capacita’ di intervento in eventuali crisi future, e alla politica monetaria attiva la sua flessibilita’ ed il suo ruolo regolatore del mercato del credito.
Come esito naturale del nostro ragionamento, riteniamo che il combinato agire di una forte fiducia nella ripresa economica e di una parallela impennata dei prezzi di molte materie prime possa fornire ulteriore spinta rialzista ai rendimenti di obbligazioni corporate e di titoli governativi.
L’investimento obbligazionario e’ naturalmente candidato a produrre con maggior probabilita’ ritorni negativi o nulli, piuttosto che positivi.
Gli investitori del comparto, reduci da oltre 20 anni di ritorni positivi, figli di una tendenza al ribasso dei rendimenti in un contesto di inflazione bassa, nulla e talvolta negativa, dovrebbero essere educati ad uno scenario ed una prospettiva radicalmente diversa e meno proficua di quella del recente passato. Il paradigma “obbligazioni, alias basso rischio e piccolo rendimento sicuro” non vale piu’ e non paga piu’, semplicemente.
Le opportunità restano invece relativamente piu’ interessanti per gli investimenti azionari tematici, ciclici, cioe’ agganciati alla prospettiva di re-opening e banche, quali naturali beneficiari di un contesto espansivo e reflattivo quale quello che si prospetta per l’anno in corso.

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