Borse europee ben intonate ieri, mentre Wall Street era chiusa per festivita’. Petrolio ai massimi degli ultimi 3 anni, dopo il fallimento del meeting Opec+. La ECB potrebbe riunirsi informalmente la prossima settimana. Novita’ in arrivo? Le semestrali Usa iniziano la prossima settimana. C’e’ ottimismo.
La chiusura dei mercati azionari americani ieri, 5 luglio, ha determinato una seduta povera di trame operative, ma improntata ad un relativo ottimismo. Tutte le borse europee sono frazionalmente salite, con incrementi minimi per il Dax tedesco, +0,08%, ed il FtseMib italiano primeggiare con +0,63%. La pubblicazione dei Pmi servizi (Purchasing Managers Index) di giugno ha battuto le attese, con l’indice dell’Eurozona a 58,3 punti, +0,3%, massimo dal 2006 e sopra la stima preliminare, quello Francese +0,4 punti a 57,8, quello della Gran Bretagna +0,3 punti a 62,0 e quello Italiano a 56,7, verso stime di 55,8. Leggera discesa per il dato tedesco, -0,6 punti a 57,5. Ihs Markit, societa’ di ricerca che cura il sondaggio, sottolinea la difficolta’ di molte aziende a reperire manodopera qualificata e materie prime, e l’inaspettata velocita’ di crescita dei prezzi alla produzione. Problemi gia’ noti, che riaccendono i timori sull’inflazione. Non a caso, i mercati obbligazionari hanno fatto registrare immediati rialzi dei rendimenti, poi riassorbiti. Ad influenzare i bond governativi dell’Eurozona ci ha pensato anche Isabel Schnabel, membro del board ECB (European Central Bank), che ha dichiarato che un’inflazione transitoriamente sopra al target e’ contemplata e accettabile. La settimana prossima, l’ECB avrebbe programmato uno “special meeting” sul possibile cambio di “stance” monetaria, che potrebbe sortire qualche annuncio ufficiale. E’ dato per scontato un commento sull’inflazione attesa e “tollerabile”. Il tema piu’ “caldo” resta comunque l’ulteriore balzo del prezzo del petrolio, ai massimi degli ultimi 3 anni, dopo il mancato accordo nella riunione OPEC+ (13 Paesi esportatori di petrolio + partners) sull’aumento della produzione proposto da Arabia Saudita e Russia. La resistenza maggiore proviene dagli Emirati Arabi, che rivendicano una maggior quota in virtu’ dell’aumento della loro capacita’ produttiva dal 2018 in poi e non recepita nella basi di calcolo. Stamane, 6 luglio, il Brent (European North Sea light crude) si attesta a 77,4 Dollari/barile, +0,3%, ed il Wti (West Texas Intermediate) a 76,4 Dollari/barile +1,7% (ore 12.00 CET). Vista l’impossibilita’ dell'unanimità richiesta nelle delibere importanti, l’incontro è stato annullato e rinviato a data da destinarsi. Le regole del “cartello” prevedono che, qualora non vi sia accordo, la produzione rimanga invariata rispetto all’accordo precedente. Il rischio che salti il cartello e’ remoto, ma al momento le posizioni sono lontane ed il prezzo del greggio trova sostegno. Nonostante la chiusura di Wall Street, uno dei grandi temi della seduta di ieri, 5 luglio, e’ stata la recente progressione dei listini Usa, con l’indice S&P500 che ha segnato 7 sedute consecutive al rialzo, stabilendo 7 nuovi record storici. Alcuni analisti vedono nel labour market report di Giugno, pubblicato lo scorso venerdi’ 2 luglio, il miglior propellente dei rialzi poiche’, oltre a ratificare la buona salute dell’economia americana, non e’ stato abbastanza esuberante da alimentare paure per l’inflazione e per la possibile svolta restrittiva della Fed (Banca Centrale americana). Siamo a pochi giorni dall’avvio dell’earning season USA, che si prospetta incoraggiante, e scatenera’ l’attenzione su temi come crescita dei salari, difficolta’ a reperire lavoratori qualificati e tensioni sui prezzi delle materie prime. Certamente, ripetto anche solo ad un mee fa, il contesto generale rende meno urgente un cambio di rotta della FED e pertanti i rendimenti dei Governativi flettono, con quelli del Treasury 10 anni sceso all’1.42%, minimo da inizio marzo. Il fronte Covid continua a fare parlare,ma in toni meno allarmati. Il Primo ministro britannico Boris Johnson sarebbe orientato a confermare il nuovo passo di allentamento delle misure restrittive, dopo che l’aveva rinviato di un mese a causa variante Delta. In USA la variante Delta supera il 50% dei casi, ma ospedalizzazioni e decessi sono molte meno che nella fase pre-vaccinale. Sul versante macro asiatico, i report PMI cinesi hanno deluso, descrivendo un rallentamento dell’attivita’ economica. In particolare, spicca la discesa dei new orders, - 4 punti a 50.5, in parte controbilanciati dagli export orders tornati sopra 50, + 0.6 a 50.3. In positivo si rileva il rallentamento della crescita dei prezzi dei servizi, ma certamente il riaccendersi dei focolai in alcune regioni industrializzate ha avuto un prezzo. Stamane, 6 luglio, i mercati asiatici hanno chiuso frazionalmente negativi, influenzati dall’impennata del petrolio e dall’inusuale attivismo del Governo cinese sulla “sicurezza informatica”. Poco sotto la parita’ le Borse europee e i future americani. Il Dollaro Usa consolida i massimi recenti e scambia a 1,184 verso Euro (ore 13.00 CET).
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